Il Noce di Benevento – Opera buffa in due atti
Benevento Città Spettacolo – Teatro Romano di Benevento
presenta
IL NOCE DI BENEVENTO
di Giuseppe Balducci 1796-1845
su testo di anonimo e non identificato autore intorno all’anno 1837 (revisione critica di Leonardo Quadrini)
dal manoscritto della Biblioteca del Conservatorio di Musica S.Pietro a Majella di Napoli IT-NA0059 IT/ICCU/MSM/0147079
Giuseppe Balducci è un compositore che afferisce certamente alla gloriosa Scuola Napoletana avendo iniziato gli studi dapprima a Jesi e poi, trasferitosi a Napoli, continuati con Nicola Zingarelli (primo direttore del Conservatorio S.Pietro Majella) – tra l’altro nipote del Pergolesi più famoso, i loro nonni erano fratelli – ha creato un UNICUM con questo genere di opere da Camera /opere da Salotto destinate, con il solo accompagnamento di 2 pianoforti e 2/3 pianisti, all’esecuzione nei salotti napoletani in primis e negli spazi e teatri piccoli poi. La prima esecuzione di quest`opera risale nell`inverno del 1836/37 a Napoli. Questa sarebbe la seconda esecuzione ITALIANA e la terza in tempi moderni, la prima nel 2018 al festival di JESI (Balducci nato a Jesi) in Italia e poi a S. Paolo di Brasile.
Certamente è la prima esecuzione a BENEVENTO e Campania essendo la storia legata alla leggenda delle streghe di Benevento e Balducci inserito giustamente nella storia della Tradizione Musicale Napoletana.
Trama dell’opera
L’opera si svolge nella città di Benevento, dove 2 donne anziane, Geltrude e Margherita, vivono in 2 case adiacenti: Geltrude, con la figlia Clodina e Margherita con le 2 nipoti Giulia e Lauretta.
Geltrude, superba e superstizione, appartiene alla piccola nobiltà; Margherita, invece, è di umili origini. Clodina è innamorata – ricambiata- del figlio del barone locale ( Alberto) ma l’amore dei due giovani , come sempre succede nelle diversificazioni di classe, è osteggiato dal padre di lui.
Sul bel giovane però hanno posato gli occhi anche Giulia e Lauretta mentre, Geltrude, madre di Clodina, ha avuto un sogno premonitore dove Alberto sarà portatore di disgrazie e sventure per cui decide di rivolgersi alle streghe di Benevento per risollevare le sorti sue e della figlia. Dopo una serie di vicissitudini in cui si intrecciano amori e superstizioni, travestimenti ed inganni, l’opera si chiude con un lieto fine per Alberto e Clodina in un tripudio di gioia e perdono.
Note di Regia
Lo spettacolo intende porre l`attenzione sulla leggenda delle streghe di Benevento attraverso una regia dalle tinte forti e chiare raccontando intrighi amorosi, inganni e scaramanzie. Un`opera fatta di sguardi, pause e riflessioni per narrare le superstizioni e le ingenuità degli italiani; un`opera basata sull’equivoco e sullo scherzo. Lo spettacolo mette in scena le emozioni più antiche in una cornice moderna per coinvolgere tutti gli spettatori.
La scrittura non prevede un coro, non c’è un’orchestra ma solo due pianoforti, nulla di tutto ciò condiziona sul risultato finale, infatti, non viene meno la natura lirica ma si guadagna in intimità e vicinanza con il pubblico che più facilmente riesce ad immedesimarsi nella storia.
Una scenografia semplice ed essenziale al fine di mettere in risalto sia le parti musicali sia dialoghi parlati. Una regia lineare, senza sottolineare o prendere posizione, al fine di portare lo spettatore per mano in una apparente favola che in realtà rappresenta la vita di tutti i giorni.
Direttore LEONARDO QUADRINI
Coreografie di SAVERIA COTRONEO
Costumi di POMPEO FIORETTI
Consulenza Filologica FERDINANDO CRETA
Consulenza Artistica SILVANA GIORDANO
Scene e Regia RENATO GIORDANO
Personaggi / Interpreti
Geltrude MICHELA RAGO
Clodina MARGHERITA PUGLIESE
Alberto NICOLA PISANIELLO
Margherita ANGELA BONFITTO
Giulia DEBORAH COLANGELO
Lauretta CLEMENTINA REGINA
Pianoforte FLORIANA ALBERICO
Pianoforte TATYANA SAPESKO
Pianoforte FRANCO CAPOZZI
Coro delle Streghe eseguito dal Coro lirico di Bitonto diretto da Giuseppe Maiorano
Aiuto Regia Marco Vetrone
Direzione Tecnica Michele Pietrovito
Organizzazione generale Giovanna Russo
Ufficio Stampa Domenico Passaro