30 Agosto – Ore 22:00
Giardini della Rocca dei Rettori

Wild boys
Sogni di una ragazza selvaggia
Di Paolo Logli
Con Claudia Campagnola e Ivana Pellicanò

INGRESSO CON INVITO GRATUITO: Inviti disponibili gratuitamente a partire dal 21 agosto presso INFOPOINT Foyer Teatro Comunale “Vittorio Emmanuele”

Una donna sulla sua utilitaria, in coda come ogni mattina. Dalle casse dellostereo, escono le note di canzoni degli anni ottanta, dei suoi anni ottanta, gli amati Duran Duran, gli Spandau Ballet, i Bronsky Beat, i Kiss… una sorta di colonnasonora della sua adolescenza, e allo stesso tempo una bolla dentro la quale i suoisogni e le sue illusioni possono continuare a nuotare come se tutto si fosse fermato ad allora. Le note si fanno voce e cominciano a cantare e insieme a lei volare.

Fuori da quella bolla c’è una coda eterna di macchine: prima, seconda, freno,folle… ogni mattina da vent’anni, anche lei in fila, percorre quel tragitto che lacondurrà al posto di lavoro. Prima, seconda, freno, folle…

Nelle pause si guarda nello specchietto retrovisore, si trucca: rossetto, mascara,cerca di scorgere quella luce che un tempo aveva negli occhi ma che non sempre trova e allora riprende a cantare! Gli ultimi vent’anni sono stati scanditi da illusionie disillusioni, uomini sbagliati e scelte non fatte: per paura, per pigrizia, o soloperché non ha capito che era il momento di scegliere.

E così, una mattina, inseguendo l’onda di quella musica, scopre una cosaincredibile: la corsia che va nell’altro senso di marcia ad un certo punto è libera, e lei non ne ha mai approfittato per sorpassare: WILD BOYS urlano i Duran Duran,ragazzi selvaggi sogna lei.

Quel viaggio verso l’ufficio diventa l’occasione della riscoperta della propria vogliagiovanile di ribellarsi. E’ancora possibile?

Un monologo recitato con intensa partecipazione da Claudia Campagnola, ecantato da Ivana Pellicanò, in cui i suoni degli anni ottanta si intersecano con le parole, creando una sorta di macchina del tempo, del rimpianto, dei ricordi e deidesideri.

NOTE DELL’AUTORE

Ho voluto dedicare un monologo alla musica degli anni ottanta, io, figlio di quella del decennio precedente, per raccontare quanto il sogno di cambiare il mondo, e prima di tutto di cambiare la propria vita, di farne un capolavoro, sia comune a tutte le generazioni. Mi sembrava doveroso raccontare di quanti, sopraffatti dalla vita e dall’inevitabile trascorrere del tempo, abbiano finito per rassegnarsi,accomodandosi in una routine insoddisfacente, come se in fondo questo fosse il migliore dei mondi possibili. Ho voluto raccontare come questa sconfitta sia in fondo figlia delle favole tranquillizzanti che ognuno si racconta ogni giorno,illudendosi di essere ancora – o di essere mai stato – il ribelle che cantava le canzoni della sua adolescenza. Ma poi, ho voluto raccontare che è possibile, ad un punto qualsiasi della vita, svegliarsi, riaprire gli occhi, scrollarsi di dosso lapigrizia e la rassegnazione, e riscattare, fosse anche con un piccolo gesto di ribellione, un sorpasso, per esempio, decenni nei quali neanche ci si è resi contodi avere spento quella luce che si aveva negli occhi a 16 anni.